Omofobia clericale. Un prete accusato di essere gay replica: “Non è vero. Misuratemi l’ano”

C’è da restare basiti su certe notizie che non sembrano neppure vere. Che il  Vaticano non ami gli omosessuali è questione antica e risaputa. Non ha rinsavito le autorità ecclesiastiche neppure prima, durante e dopo i tanti scandali di pedofilia che ha riguardato un mucchio di alti e bassi prelati e per la quale la Chiesa di Roma ha spesso condannato ma anche nascosto agli occhi degli uomini certe nefandezze. Combattono più l’omosessualità che certe orrende pratiche dove vengono coinvolte anime fragili e innocenti.

In Spagna, a quanto è dato sapere,  un parroco della città spagnola di Fuenlabrada, è stato estromesso dalle funzioni religiose perchè accusato di essere gay. Il vicario di Getafe, da cui dipendeva il sacerdote non ci ha pensato un attimo dopo aver visto una foto pubblicata su internet dove il suo don era ripreso a torso nudo con un bel cubano. Tanto è bastato!

Al prete, che a parer di molti si è rivelato spesso omofobo, la cosa non è andata giù e si è difeso, raccontando che quella foto non aveva nulla di scandaloso: faceva caldo e i due sono semplicemente amici. Dove si erano conosciuti? Ma in seminario, vivaddio.

Poi, per non sconcertare più di tanto, ha detto:

“Voglio che misurino la larghezza del mio ano, così vedranno se è dilatato”.

Poveri noi!

ARCIGAY. Maratona oratoria per la legge contro l’omofobia e la transfobia

APPELLO A TUTTE LE PERSONE E LE ASSOCIAZIONI CHE CREDONO NELLA DEMOCRAZIA E NELLA GIUSTIZIA

Il giorno 19 luglio la Camera dei Deputati dovrà esprimersi, con un voto, sulla proposta di Legge contro l’omofobia e la transfobia, ma, prima ancora, sulle pregiudiziali di costituzionalità al testo stesso, la cui approvazione rischia di bloccare l’iter di votazione della Legge.

Le pregiudiziali di costituzionalità presentate alla Camera dai gruppi parlamentari del PDL, della Lega e dell’UDC contro la legge anti omofobia e transfobia costituiscono un vergognoso atto di discriminazione e di integralismo con le quali il Parlamento italiano si sottrae al suo dovere primario: porsi al servizio delle cittadine e dei cittadini, soprattutto,come in questo caso, di quelli per i quali la Costituzione impone, all’articolo 3, la rimozione degli ostacoli al conseguimento di una piena ed autentica eguaglianza e libertà.

In  esse si  afferma che l’introduzione di un’aggravante è inutile perché già ricompresa nel codice penale (motivi abbietti e futili) e che addirittura tale proposta di legge introdurrebbe una violazione del principio di uguaglianza, con un’aggravante solo per omosessuali/transessuali, e una violazione del principio di tassatività.

Tutto FALSO. L’aggravante dei motivi abbietti e futili è cosa ben distinta e diversa da quella oggi in discussione e non risulta che sia mai stata applicata nei casi di reati commessi per motivi di omofobia o transfobia. Una specifica e distinta previsione normativa, invece, rappresenta la chiara espressione della volontà, da parte del legislatore, di biasimare e condannare questi comportamenti criminosi. Il Parlamento si assuma la responsabilità di dire espressamente se intende condannare le persecuzioni nei confronti delle persone omosessuali e transessuali.

Quanto al principio di Eguaglianza, a costituirne  vera violazione è l’assenza di una  tutela nei confronti delle persone omosessuali e transessuali. Perché se si insulta qualcuno in ragione del suo credo religioso si viene puniti espressamente dalla legge, mentre se analogo atteggiamento persecutorio lo si ha nei confronti di una persona  gay, lesbica o transessuale non si viene puniti con una specifica previsione di legge? Perché, allora, non estendere alle persone omosessuali e transessuali la Legge Mancino? Il Parlamento abbia il coraggio anche in questo caso di assumersi delle responsabilità e non di ribaltarle.

La tutela, anche dal punto di vista penale, delle persone Lgbt è oramai patrimonio di gran parte dei paesi occidentali; l’Italia da che parte del mondo sta?

Se poi consideriamo che le pregiudiziali in questione si ostinano a definire l’orientamento sessuale come una “scelta” e non come una condizione innata dell’individuo, collocandolo nella sfera esclusivamente privata e sessuale, e di fatto cancellando l’identità, gli affetti, la vita di coppia, la stabilità, la dignità pubblica delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali, allora appare chiaro che ci troviamo di fronte ad affermazioni di inaccettabile ed oltraggiosa rimozione e falsificazione della realtà e della vera natura delle persone lgbt.

Esse sono state formulate in spregio alle parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che il 17 maggio scorso, in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia, aveva auspicato l’approvazione di una legge contro la violenza verso omosessuali e transessuali. Queste pregiudiziali di costituzionalità, inoltre, costituiscono una violazione dei trattati internazionali e della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, poiché ci pongono in netta contrapposizione rispetto alle direttive del Parlamento europeo, alle raccomandazioni e alle decisioni assunte da molti organismi comunitari che sollecitano l’adozione di specifiche norme di tutela, oltre che in clamoroso contrasto  con la recente risoluzione ONU in materia di diritti delle persone lgbt e con il rapporto del Consiglio d’Europa.

Con queste pregiudiziali il Parlamento italiano rischia di commettere  un’ulteriore violenza contro le molte persone omosessuali e transessuali vittime di numerosissimi casi di bullismo, aggressione, violenza e discriminazione.

Pensiamo dunque che questa sia una battaglia che riguarda indistintamente tutti e tutte, dalle Associazioni laiche a quelle cattoliche, dai movimenti per i diritti civili a quelli per i diritti sociali  ed è per questo che Arcigay rivolge un appello a tutte le persone  e le Associazioni che credono nella Democrazia, nella Giustizia, nella Dignità e nell’Eguaglianza perché siano presenti alla maratona oratoria per la Legge contro l’omofobia e la transfobia,  dalle ore 15,00 del giorno 19 luglio , di fronte al Parlamento della Repubblica per aiutarci a dire NO ad una gravissima ingiustizia.

Aiutiamoci tutti e tutte  a  cambiare l’Italia per farne un Paese europeo.

La liaison d’amore tra Tremonti e Milanese? C’è chi ci crede!

Ieri a cena a casa di amici è capitata una discussione che ha assorbito la serata. E’ bastato che un nostro amico raccontasse di aver letto di una presunta storia sentimentale tra il nostro ministro Tremonti e il suo braccio destro Milanese, che tra i commensali è iniziata una divertente disputa tra chi era propenso a crederci e chi no. Io ero tra questi ultimi! Già, perché un Giulio Tremonti gay non ce lo vedo proprio, e neppure il suo amico che gli offre una casa romana che costa 8 mila euro al mese di affitto. Non ce li vedo e non farei salti di gioia se la cosa si rivelerebbe vera. Di politici gay ho stima di Franco Grillini, di Anna Paola Concia, di Nichi Vendola, di gente insomma che non racconta il piacere tra le lenzuola, ma si batte per i diritti propri e quindi della comunità omosessuale e transessuale. Che ci siano altri gay velati in Parlamento poco mi interessa.

Il fatto è che in molti quotidiani e nel web è venuta fuori questa storia, ovvero che ci potrebbe essere del tenero tra il ministro dell’Economia e Milanese. E allora il mio ricordo va all’ex direttore dell’Avvenire, per cui si coniò il “Metodo Boffo”, come se ancora oggi essere omosessuali è un danno per un personaggio pubblico o di successo. Viene fuori, anche in questo caso, un’Italia allenata all’omofobia, a indicare il proprio nemico come gay, quasi fosse una colpa da espiare pubblicamente.

Nessuna prova sulle illazioni, ma parlarne serve ai sospetti. Del perché poi non mi piacerebbe un Tremonti affiliato alla nostra comunità c’è una sua frase detta qualche anno fa in una trasmissione a “Porta a Porta” che la dice esauriente. Parlando di riconoscimento per le coppie di fatto, esclamò:

Noi non simpatizziamo per omosessuali e transgender. Invece manifestiamo una relativa preferenza per il campanile, la famiglia, il mondo naturale“.

Per questo concordo con un bell’articolo pubblicato su Linkiestait. Dice tra l’altro:

A noi del rapporto umano tra Tremonti e Milanese non ce ne frega assolutamente niente. Se sono una coppia felice, siamo felici per loro. Se sono tutte illazioni, tanto meglio. Anche i continui riferimenti al «metodo Boffo» ci lasciano esterrefatti: quando in questo paese si smetterà di essere ricattabili in forza di propri orientamenti sessuali pienamente legittimi? Davvero non capiamo, di fronte a quel che leggiamo quotidianamente, come possa essere questo il tema. Il nodo è un altro: può il ministro dell’Economia avere come braccio destro una persona che non solo gli pagava la casa (è ormai un’abitudine) ma agiva in maniera a dir poco ambigua nella gestione del potere e delle nomine, come emerge dall’inchiesta sulla P4? Può il ministro dell’Economia avere come collaboratore privilegiato un ex ufficiale della Guardia di Finanza oggi accusato di corruzione e che tali reati avrebbe commesso proprio svolgendo il suo ruolo di stretto collaboratore del ministro? E ancora, semmai, come si son conosciuti e in che modo sono entrati in così stretti rapporti professionali Marco Milanese, ufficiale della Guardia di Finanza, e uno dei più importanti tributaristi italiani?

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/se-tremonti-e-milanese-sono-una-coppia-noi-non-interessa#ixzz1SAGc25Bs

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